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Terre Madri: Selezione in italiano dalle news di RadioMundoReal

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Notizie RMR
Venerdi' 27 Giugno 2008

"Ogni giorno, i campi stanno rimanendo piú vuoti di gente"

Lunedi scorso a Buenos Aires, nel corso di una conferenza per i giornalisti, il Frente Nacional Campesino ha annunciato le azioni che avranno luogo questa settimana, nel orbita delle mobilitazioni per il Congresso Nazionale per "l'uso e la proprietá della terra" e "una nuova politica agricola che abbia rispetto per la sovranità alimentare e la distribuzione della ricchezza". Gli organizzazioni contadine avrano un incontro con i comitati per l'Agricoltura, Bilancio e Finanze della Camera dei deputati, mentre il Parlamento discute la "legge di ritenzione" per l'esportazione, e il Frente Nacional Campesino ha iniziato le mobilitazioni in tutta l’Argentina.

Uruguay: dalla memoria, crescendo dalla base

35 anni fa, in Uruguay cominció una dittatura militare che a sangue e fuoco installó il neoliberismo nel paese, come è successo in Argentina, Brasile, Cile e Paraguay.

È per questo che oggi la centrale sindícale uruguaiana, il PIT-CNT, sta conducendo uno sciopero generale con una concentrazione nel Palazzo Legislativo.

La dittatura in Uruguay fu un periodo contrassegnato dal silenzio, la repressione, l'esilio e la morte. Gli attivisti politici e sociali hanno stati rapiti, imprigionati, torturati e uccisi. Molti dei loro bambini sono stati rubati e anche oggi le organizzazioni dei familiari stanno cercandogli, nel tentativo di recuperare la memoria di resistenza a tale orrore.

Il 27 giugno 1973, nel ripudio al colpo di stato, ha iniziato uno sciopero generale decretato dalla centrale sindacale, che oggi è ricordato in questo sciopero.

Il Congresso del Popolo prende forza dentro di Uruguay

Con lo slogan "Un popolo, un congresso, tutta la speranza" organizzazioni sociali uruguaiani stanno organizando un congresso popolare, che si propone definire un programma politico, che riunisca le proposte e le richieste del movimento popolare verso una trasformazione radicale del modello di sviluppo nel paese.

Radio Mondo Reale accompagna il tour di questo Congresso per tutto il Uruguay.

Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.terremadri.it - www.traduttoriperlapace.org

Gli indigeni e i contadini peruviani propongono di rifondare lo Stato-Nazione
Venerdi'6 Giugno 2008

Questo fine settimana (03/04) si è concluso uno degli incontri regionali preparatori della terza edizione di Enlazando Alternativas. In questa occasione è stato convocato un gruppo di indigeni e contadini della macro-regione Centro del Paese.

L'attività si è svolta nel paese di Huancayo e si sono recate lì le delegazioni della Confederazione Nazionale delle Comunità del Perù Interessate dalla Miniera (CONACAMI), della Confederazione Contadina del Perù (CCP), della Confederazione Nazionale Agraria (CNA) e del Coordinamento Andino delle Organizzazioni Indigene (Caoi), e altre organizzazioni di base.

Da quanto si evince dalla dichiarazione finale, una delle proposte che saranno presentate all'interno di Enlazando Alternativas 3 consisterebbe nel “rifondare” lo Stato-Nazione sulla base di un “nuovo contratto sociale”.

Ciò significherebbe considerare il Perù come uno “Stato unitario multinazionale, multiculturale e multietnico, sovrano e indipendente”, a partire da un nuovo modo di “concepire e praticare la governabilità politica”, sulla base di principi di “complementarità, reciprocità, solidarietà e vero interculturalismo”.

Le organizzazioni peruviane sottolineano la necessità di trovare “risposte concrete e unitarie” alla strategia neo-liberale che “viola” la sovranità nazionale. I partecipanti dell'incontro della regione centro propongono che la “risposta sociale organizzata” diventi anche una “risposta politica”.

“Bisogna ideare uno strumento di partecipazione politica delle nostre comunità, villaggi e movimenti sociali fondato sui nostri principi”, sostengono gli indigeni che si aspettano che questa strategia consenta di costruire uno “Stato alternativo allo Stato disfattista e corrotto”.

Questo nuovo scenario si baserebbe su pilastri quali la proprietà corporativa, l'economia solidale e la sovranità alimentare.
I partecipanti hanno sottolineato la necessità che l'incontro di Lima del prossimo 13-16 maggio, sia un momento fondamentale nella lotta contro gli accordi commerciali tra l'Unione Europea e la Comunità Andina delle Nazioni.

Hanno inoltre chiesto che tutte le cariche pubbliche che svolgono incarichi legati alle comunità contadine o indigene siano occupate esclusivamente da “rappresentanti dei nostri villaggi”. E che vengano eletti “secondo i costumi e i principi del popolo andino”.

Hanno poi messo in guardia dai decreti legislativi approvati lo scorso luglio 2007 che in teoria dovrebbero stabilire “meccanismi efficaci di lotta al crimine organizzato” e che in realtà sono un modo per criminalizzare la protesta popolare”

“In realtà (queste norme) costituiscono delle serie restrizioni ai diritti della persona e dei popoli garantiti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e da altre convenzioni internazionali”, specifica la dichiarazione.

Allo stesso modo, chiedono l'eliminazione del progetto di legge presentato a dicembre 2007 che conferisce all'esercito peruviano il potere di “intervenire contro ogni azione di protesta sociale” che a loro parere “mette a repentaglio gli obiettivi di questo progetto di legge.

Infine, gli attivisti della regione centro proporranno alla terza edizione di Enlazando Alternativas che si esiga il ritiro immediato delle 8 basi militari statunitensi insediate sul territorio amazzonico dal momento che “non rispettano la sovranità nazionale e la loro permanenza è ingiustificata”.

Le famiglie occupano le terre in Argentina
Venerdi' 11 Aprile 2008

In Argentina, le famiglie senza tetto di Ciudad Evita – nel distretto di La Matanza in provincia di Buenos Aires – hanno occupato un appezzamento di terreno per costruire un quartiere mentre gli affitti salgono e il costo della vita continua ad aumentare. Le famiglie organizzate in gruppo hanno resistito alle intimidazioni di quanti vogliono impossessarsi illegalmente delle terre per rivenderle e hanno spiegato l'occupazione delle terre dicendo che benché spinte a farlo per necessità, intendono costruire un quartiere collettivizzato.
I corrispondenti di Radio Mundo Real, Raquel Schrott e Ezequiel Miodownik hanno intervistato Oscar, un membro del “Espacio Barrial 22 de enero” (spazio demaniale 22 di gennaio), che gli ha raccontato come si possa costruire un quartiere su fondamenta di solidarietà e sostegno reciproco senza gerarchie.
“Siamo stati spinti ad occupare queste terre soprattutto dal bisogno di una casa. Tutte queste famiglie stavano attraversando un periodo critico, la scelta era tra pagare l'affitto o mangiare e così si finisce in mezzo a una strada”, ha raccontato Oscar.
Ha spiegato che quando hanno scoperto dell'esistenza di un pezzo di terra nemmeno utilizzato per il pascolo hanno deciso di organizzarsi: “ci sono stati diverse giornate di assemblee, incontri gremiti di gente in strada”.
“Ci riunivamo spontaneamente, col passaparola, e decidevamo come organizzarci. Prima di occupare le terre avevamo deciso di organizzare un quartiere piuttosto che un'occupazione. Abbiamo sempre pensato all'occupazione solo come a una fase, forse la più importante. L'idea è di costruire un quartiere e un progetto di collettivo”, ha poi aggiunto Oscar.
Oscar ha dichiarato che sia il progetto che stanno realizzando sia l'occupazione dell'appezzamento sono iniziative indipendenti che esulano da ogni influenza dello stato e dei partiti politici.
“Non sono affari, è una necessità. Ci siamo organizzati senza gerarchie, senza attori politici che ci volterebbero le spalle in un secondo momento”.
Oscar ha anche detto che nonostante le terre occupate siano di proprietà dello stato, c'è una persona che ne reclama la proprietà e in cambio vuole soldi. Per questo motivo, gli uomini alle dipendenze di questo presunto proprietario hanno cercato di impedire l'occupazione puntando i fucili contro gli occupanti.
Tuttavia, dice Oscar, nonostante l'azione intimidatoria, molte famiglie sono rimaste lì, incoraggiate dalla solidarietà dei vicini che li sostengono.
“Oggi restiamo su quelle terre, ci sono ancora più famiglie, le famiglie sono molte rispetto alla grandezza delle terre che ci sono, ma rispettando i principi e i valori che abbiamo stabilito durante le assemblee crediamo di potercela fare. Perché diciamo che dobbiamo essere solidali, pratichiamo l'aiuto reciproco tra tutte le compagne e i compagni, ci sono famiglie che oggi si ritrovano in una specie di lista d'attesa perché non c'è un pezzo di terra, perché è tutto occupato, ma diciamo “non importa”, perché continueremo ad aprire altre strade e troveremo un nuovo posto per quei compagni che hanno bisogno quanto noi”, ha dichiarato Oscar.
*E' un contributo a Radio Mundo Real del progetto Agite Después de Usar
Traduzione di Sara Meservey, revisione di Mariadele Gatti- Progetto Terre Madri – Traduttori per la Pace – Radiomundoreal – www.traduttoriperlapace.org

 

I contadini Uruguaiani dicono la loro e rifiutano l'impianto della ENCE
Venerdi' 11 Aprile 2008

Gli abitanti e i produttori del dipartimento uruguayano di Colonia, sono giunti martedì a Conchillas per prendere parte all'assemblea pubblica indetta dalla Direzione Nazionale per l'Ambiente che rientra nella serie di procedure di autorizzazione ambientale per l'installazione dell'impianto per la produzione di cellulosa della multinazionale spagnola ENCE. Hanno preso parte all'incontro anche produttori provenienti da altri dipartimenti.
L'assemblea pubblica vuole essere un'occasione per i cittadini di ricevere informazioni riguardanti il progetto della ENCE ed esprimere opinioni, dubbi, obiezioni e quant'altro. Dopo la presentazione del progetto per la produzione di cellulosa da parte della ENCE che dovrebbe essere realizzato a Punta Pereira, vicino a Conchillas, si sono tenute due assemblee.

La rivista Biodiversidad, sustento y culturas è una pubblicazione divulgativa e di discussione sulla diversità biologica e culturale a sostegno delle comunità locali, presente da oltre 13 anni in America Latina. Nacque come un progetto congiunto tra l’organizzazione ambientalista REDES – Amici della Terra Uruguay e GRAIN, un’organizzazione non governativa che promuove la gestione e l’uso sostenibile della biodiversità agricola, basata sul controllo delle persone sulle risorse genetiche e i rimedi tradizionali.
Ora, oltre ad essere reperibile su carta stampata e in formato digitale – nel sito web www.grain.org/biodiversidad-, Biodiversidad sarà presente in radio: ogni settimana, Radio Mundo Real metterà a disposizione uno spazio radiofonico gestito dal Comitato Editoriale della rivista, in cui si tratteranno diversi temi al fine di dare il loro apporto all’analisi e all’informazione, affinché i gruppi locali possano avere elementi di riflessione sui diversi aspetti della biodiversità.

Marlon Santi, nuovo presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE), ha dichiarato venerdì (8 febbraio) di avere intenzione di chiedere all’Assemblea Costituente di eliminare tutte le attività di estrazione mineraria presenti nei territori indigeni. Chiederà inoltre di incontrare il presidente Ecuadoriano Rafael Correa per discutere di questo e di altre questioni riguardanti i territori indigeni, le risorse naturali e il governo autonomo delle popolazioni indigene.

Venerdi' 15 Febbraio 2008

Il nuovo rapporto di Amici della Terra International, pubblicato mercoledì, dimostra che le coltivazioni transgeniche stanno portando ad un aumento nell'uso di pesticidi pericolosi nei paesi maggiori produttori di questo tipo di coltivazioni e non risolvono il problema della povertà e della fame nel mondo.

In paesi come gli Stati Uniti e l’Argentina, dove si concentrano oltre il 70% delle aree destinate alle coltivazioni biotecnologiche, l’uso dei pesticidi è cresciuto in maniera allarmante, con gravi rischi per l’ambiente e la salute. Le coltivazioni transgeniche, oltretutto, non stanno dando i benefici promessi: queste le conclusioni principali a cui giunge il documento intitolato “Aumento nell'uso dei pesticidi”, edizione del 2008 di una serie di rapporti dell'organizzazione ambientalista Amici della Terra, chiamata “Chi trae vantaggio dagli OGM?”.

Amici della Terra chiedono giustizia per l’attivista honduregna accusata ingiustamente::: Il primo vertice regionale amazzone si terrà in Perù::: Società che utilizzavano il Nemagon processate in Nicaragua ::: Richiesta di asilo politico per i contadini detenuti in Argentina::: Indigeni argentini si oppongono alla costruzione dell’argine finanziata dall’IDB:::

Comincia venerdì nella provincia argentina di San Juan, ai confini con il Cile, l'Incontro bi-nazionale in difesa della Cordigliera e delle Ande, durante il quale rappresentanti di varie organizzazioni sociali dei due paesi discuteranno dei progetti di estrazione mineraria che li riguardano e coordineranno le azioni di lotta contro le miniere a cielo aperto. A Rodeo vari attori sociali, tra i quali ambientalisti, sindacalisti e produttori, manifesteranno a favore di uno sviluppo produttivo sostenibile per la regione.

La scelta di San Juan come sede dell'Incontro si basa su due motivi importanti. La provincia rappresenta il cuore del settore minerario argentino. Non solo vi si trova la miniera d’oro di Veladero, attiva da oltre due anni, ma vi è prevista anche la realizzazione del gigantesco progetto Pascua Lama per l'estrazione di oro, argento e rame che, trattandosi di un progetto bi-nazionale, a sua volta occuperà anche parte della Cordigliera cilena. Entrambe queste imprese appartengono alla multinazionale di origine canadese Barrick Gold Corporation.

Un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell’Università della California, Berkeley, rivela che i danni ambientali causati dai Paesi più ricchi del mondo nei paesi del Terzo mondo ammontano a più di 1,8 trilioni di dollari, cioè a più dell’intero debito del Terzo mondo.

“Almeno per certi versi, le nazioni ricche si sono sviluppate a scapito di quelle povere e, in effetti, sono in debito nei confronti di quest’ultime” ha detto al giornale britannico The Guardian, il Prof. Richard Norgaard, l’economista ecologista che ha condotto le ricerche.

Lo studio, pubblicato in gennaio, è il primo a quantificare in maniera sistematica i danni ecologici causati dai paesi più ricchi a scapito di quelli poveri, e conferma ciò che molte organizzazioni ambientaliste hanno ripetutamente sostenuto: i Paesi più ricchi hanno un debito ecologico, sociale e climatico nei confronti dei Paesi poveri ed è ora che comincino a pagarlo.

 

 

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